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Cdp Reti è solo l'ultima conquista: sono oltre 200 le aziende italiane partecipate o controllate da colossi cinesi.

30/07/2014
Non solo le partecipazioni in Eni e Enel o il 40 per cento di Ansaldo energia, si va dagli Yacht di lusso ai compressori, dall'olio di oliva alle concerie, dall'abbigliamento ai porti, fino alla telefonia.

Con un assegno da due miliardi la Grid corporation of China (Sgcc), un gigante da 298 miliardi di dollari di ricavi l’anno, capeggiata dal chief executive Liu Zhenya, conquisterà una quota del 35 per cento di Cdp Reti, la società alla quale due anni or sono l’Eni ha ceduto il 30 per cento della Snam, e che ora riceverà per conferimento dalla Cassa Depositi anche il 29,9 per cento di Terna. In pratica due tra le infrastrutture strategiche del Paese: gas ed elettricità. State Grid avrà due membri su sette nel consiglio di Cdp Reti con clausole che ne tutelano l`investimento di minoranza (veto sulla cessione delle due partecipate quotate), anche se per legge non potrà mai avere il controllo su Cdp Reti.

E’ l’ennesima conquista cinese in territorio italiano. Basti ricordare che solo qualche mese fa la Banca centrale cinese ha speso più di due miliardi di euro per assicurarsi il 2 per cento di Eni ed Enel. Lo stesso Renzi, qualche settimana fa, ha battezzato l`intesa con cui Shanghai Electric ha rilevato il 40 per cento di Ansaldo Energia dal Fondo strategico italiano. E questi sono solo i casi più evidenti e conosciuti. In realtà sono quasi duecento le imprese italiane controllate o partecipate con quote importanti da società cinesi o di Hong Kong, con un giro d`affari complessivo che, che al netto di Cdp Reti e secondo i primi calcoli, varrebbe oltre 6 miliardi l’anno per circa 10mila dipendenti.

Le ultime conquiste riguardano la Acc di Mel (Belluno), maggior produttore italiano di compressori per refrigerazione domestica, acquisito dalla Wanbao Group Compressor con sede a Guangshou, e la storica conceria del Chienti, nelle Marche, acquistata dal colosso Jihua Group, 30 miliardi di dollari di fatturato, fornitore di scarpe dell’esercito cinese. Senza contare l’olio di oliva (Sagra e Berio), la moda e diversi altri settori.

Oggi si va dagli yacht di lusso di Ferretti, il cui controllo è stato acquisito nel 2012 dal Shandong Weichai alla finanziaria Crescent HydePark, che ha comprato il marchio di abbigliamento Sixty. Nell`edilizia è in Italia ormai da tempo Changsha Zoomlion, che si è assicurata il gruppo Cifa nel 2008. È mezzo cinese il terminal container del porto di Napoli (controllato da Coscon). E poi Haier, primo produttore mondiale di elettrodomestici: ha acquisito nel 2003 la Meneghetti e nel 2009 la Elba e ha una sede commerciale italiana a Varese.

È invece di Hong Kong Hutchinson Wampoa, il gruppo che controlla la società di telefonia H3G: i telefonini contano in Italia la bellezza di 2.700 dipendenti e realizzano 2 miliardi di fatturato, sono la prima impresa italiana a controllo cinese per grandezza. Hutchinson controlla anche la catena di profumerie Marionnaud Parfumeries Italia (nel 2005 aveva acquisito la casa madre francese).

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