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Dopo la tempesta finanziaria. Le multe salate non scalfiscono la corsa al rischio (per il profitto) delle grandi banche.

28/08/2014
Bank of America, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citi Group sono solo gli ultimi casi. Ma la Borsa le premia. Le regole lasciano margini per una sostanziale libertà di azione. L'ammontare delle attività rischiose non si riduce e cresce il numero dei segnali di pericolo.

Multe salate, annunci, dossier e varo di nuove regole, criteri più stringenti sui requisiti patrimoniali, oltre a una iniezione storica di moneta da parte delle banche centrali di tutto il mondo. La crisi finanziaria cominciata nel 2007 ha generato molte reazioni. In parte, hanno colto nel segno. Ma il cuore del problema non è stato toccato: il tipo di attività della finanza, i rischi e le quantità delle poste in gioco oggi non lasciano più tranquilli di prima.

Le multe salate. Negli ultimi due mesi le autorità statunitensi hanno comminato multe salatissime ad alcune banche per aver provocato la crisi dei subprime, dai quali ha preso il via nel 2007 la tempesta finanziaria dalla quale il mondo intero deve ancora riprendersi, e per iniziative analoghe anche più recenti. Gli ultimi casi riguardano Bank of America, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citi Group. Bank of America pagherà al governo e ai consumatori 16,65 miliardi di dollari, per oltre metà in contanti e il resto in riduzioni dei mutui. E’ la più ingente sanzione mai versata da una singola società statunitense indagata dalle autorità. L`istituto, che ha ammesso violazioni su titoli ereditati con le acquisizioni di Merrill Lynch e del leader subprime Countrywide, staccherà un assegno da 9,65 miliardi intestato al Dipartimento della Giustizia, a sei Stati che si sono costituiti parte in causa e ad authority di regolamentazione, a cominciare dalla Securities and Exchange Commission, l’organismo che vigila sui mercati finanziari. I fondi andranno in bilancio ad enti federali e locali, saranno destinati a ripagare i costi sostenuti dal Tesoro nel corso della crisi e a rafforzare attività di supervisione, inchiesta e difesa dei consumatori. Il resto sarà invece devoluto direttamente alle famiglie americane che, anni dopo la crisi finanziaria e economica del 2008 aggravata dal comportamento delle banche, sono tuttora in difficoltà sotto il peso di mutui troppo cari. Le risorse stanziate, in questo caso, serviranno a modificare e abbassare le rate per la restituzione dei prestiti e, in parte, a risanare quartieri degradati, demolendo proprietà fatiscenti. Goldman Sachs potrebbe presto essere sanzionata per aver ceduto titoli garantiti da mutui ipotecari (mortgage-backed securities) e potrebbe pagare circa 1,1 miliardi di dollari. La cifra sarebbe stata concordata tra la Goldman e l`ente regolatore «Federal Housing Finance Agency» (Fhfa). Goldman Sachs aveva già pagato circa il doppio per chiudere i conti con la Sec nel 2010 per un affare simile. Non solo. Goldman e Morgan Stanley sono appena state chiamate in causa dal Department of Justice (il ministero di Giustizia Usa, che ha anche funzioni inquirenti) per accuse che riguardano sempre i mortgage-backed securities. In questo caso le banche avrebbero venduto a Fannie Mae e Freddie Mac 11,1 miliardi di crediti senza rappresentare l`effettiva (scarsa) qualità dei crediti. Infine, Citigroup ha raggiunto a luglio un accordo con le autorità americane per archiviare l'accusa di avere venduto mutui in cattive condizioni prima della crisi finanziaria del 2008. La banca, come annunciato in una nota, pagherà in totale 7 miliardi di dollari per chiudere potenziali accuse civili. Con tutte queste sanzioni, il totale delle multe comminate si avvicina a ben 150 miliardi di dollari.

L’entità delle multe, se considerata insieme alla redditività delle banche coinvolte e alla positiva accoglienza dei mercati delle intese per le penalizzazioni relative alle attività pericolose svolte, rappresenta un segnale ambivalente: un giusto rigore da un lato, encomiabile e da copiare; ma anche la dimostrazione che il rischio corso, nonostante i guai prodotti per l’economia di tutto il mondo, ha prodotto guadagni così ingenti da essere considerato positivo e non controproducente dal punto di vista del profitto degli azionisti delle stesse banche.

Liquidità abbondante e norme a volontà. Per fronteggiare la crisi provocata dalla finanza, dal 2007 le banche centrali di tutto il mondo hanno aumentato la quantità di moneta (M2) da 35mila miliardi di dollari a 59mila miliardi. Questo ha impedito che il motore della finanza grippasse, ma ha creato munizioni in abbondanza per ogni tipo di speculazione. Nel frattempo molte regole sono state riscritte: solo per le banche, secondo uno studio di Banca centrale europea, sono state partorite a livello mondiale 200 normative con 1.200 adempimenti. Ma i provvedimenti più forti, sollecitati e accompagnati con grandi annunci e gran consenso, sono rimasti per larga parte sulla carta. Si pensi in proposito alla Volcker Rule negli Stati Uniti, al Rapporto Vickers nel Regno Unito, al Rapporto Liikaneen nell’Unione europea. Alla fine è prevalso il parere, favorevole alle grandi banche, secondo il quale il mercato trova da solo la miglior regolazione, l’importante è che gli operatori abbiano requisiti prudenziali e patrimoniali adeguati. Una scelta che ha frenato solo in modo marginale la tendenza alle attività più rischiose (purché redditizie), ma ha limitato moltissimo, soprattutto in alcuni paesi, si pensi all’Italia, la disponibilità delle banche alla concessione di crediti all’economia reale.     

Bolle e i rischi sono ancora lì. Dopo tanti sforzi e tanti sacrifici per evitare il disastroso, i segnali di pericolo sono di nuovo evidenti. Basti considerare alcuni fatti.

  1. Il mercato bancario ombra, cioè l’insieme delle attività finanziarie e di credito esterne al sistema bancario regolato e controllato e dei mercati regolati (per esempio, la sequenza relativa alla gestione esternalizzata di un prestito: stoccaggio del prestito; emissione di un Abs (asset backed security); stoccaggio degli Abs; emissione di un CdO (collatelarized debt obligation) sugli Abs emessi; intermediazione su Abs; wholesale funding) cresce sempre di più. Secondo le ultime rilevazioni del Financial Stability Board, alla fine del 2012 lo shadow banking system dei principali 20 Paesi del mondo più l’area euro valeva circa 71 mila miliardi di dollari, grosso modo il 120 per cento del prodotto lordo, di cui 26 mila miliardi di dollari in Usa, 22 nell’area euro, 9 nel Regno Unito, 4 in Giappone.
  2. Il livello record dei bond ad alto rendimento e ad alto rischio sottoscritti in tutto il mondo. In base ai calcoli della Bce, il valore del mercato delle obbligazioni «covenant-lite» (quelle con basse garanzie contrattuali per chi le compra) negli Usa ha toccato nel 2013 i 280 miliardi di dollari, e i bond «pay-in-kind» (che pagano interessi sotto forme diverse dal cash) sono tornati sui livelli pre-crisi.
  3. Dopo la vendita dei subprime, oggi va di moda la vendita di bond costruiti sulla base dei mutui già saltati, di case pronte per il pignoramento (venduti direttamente dal Dipartimento casa e sviluppo urbano, lo Hud, per liberarsi di quei prestiti evitando perdite a carico dei contribuenti). E’ un’innovazione finanziaria intelligente. Consente di gestire meglio questo problema. Ma sulla solidità dei nuovi titoli con le cartolarizzazioni dei mutui scaduti circola anche qualche dubbio. Secondo il New York Times ammonta a circa 660 miliardi di dollari il valore dei mutui in sofferenza. Questi bond vengono acquistati da diversi istituti di primo livello, a cominciare dai fondi pensione, perché rendono un multiplo dei T-bond, i titoli del Tesoro Usa. Intex Solutions ha calcolato che da inizio 2014 sono stati lanciati 28 bond del genere, cartolarizzando 7 miliardi di dollari di mutui inesigibili; nel 2013 ne furono emessi 72 per 11,6 miliardi.
  4. Secondo le statistiche della Federal Reserve di New York, il settore finanziario americano offre in abbondanza (ed è un bene), ma non sempre con le dovute garanzie (ed è un male), prestiti per le auto (905 miliardi di dollari di debito complessivo) e prestiti d’onore agli studenti universitari (1.100 miliardi di dollari con tassi di mancata restituzione che viaggiano all`11 per cento). Molto consistente è l’attività di cartolarizzazione delle sofferenze, soprattutto nel settore auto. L’insieme di queste due poste vale circa duemila miliardi di dollari. Tanto per avere un metro di paragone: il valore dei subprime alla vigilia della crisi era di circa 2.500 miliardi di dollari.
  5. Le regole di Basilea 3 (requisiti patrimoniali e di garanzia delle aziende di credito) hanno costretto le grandi banche a ridurre molte attività, inclusa quella di market-making: il mercato secondario dei bond, cioè il mercato dove si svolge la compravendita di titoli già emessi ma non ancora scaduti, si sta restringendo. La Rbs ha calcolato che i volumi di scambi e la liquidità sui bond aziendali globali si siano ridotti del 70 per cento. Se un giorno le vendite su bond aziendali o su altri titoli dovessero arrivare copiose, il mercato potrebbe entrare in una crisi di liquidità simile a quella che colpì le Abs nel 2007.
  6. Il mercato immobiliare in alcuni Stati del Nord Europa e in Gran Bretagna è di nuovo in tensione. Secondo Rbs, il 23 per cento delle famiglie inglesi con un mutuo ha un debito pari a quattro volte il reddito.
  7. Le quotazioni dei titoli biotech e social network sono, per usare un’espressione della governatrice della Fderal Reserve Usa, Janet Yellen, «piuttosto stiracchiate», «substantially stretched».

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