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La Bce vara il quantitative easing ma non scalfisce il muro di Berlino

16/01/2015
La Banca centrale europea ha deciso di acquistare 60 miliardi al mese di titoli di Stato per immettere liquidità nell'economia. Il piano è di una dimensione davvero notevole. Ma l'80 per cento dei rischi verrà sopportato dalle banche centrali dei Paesi di cui sono stati acquistati i bond. Quindi solidarietà poca o niente. La Germania, primo azionista della Bce, potrà essere la maggiore beneficiaria di questi acquisti. E i Paesi più in difficoltà, se vorranno essere aiutati, cioè se vorranno che la Bce compri anche i loro titoli, dovranno consegnarsi mani e piedi alla troika.

La Banca centrale europea fa un passo in avanti e tre indietro. Lancia un piano di quantitative easing di dimensioni ragguardevoli, ma non apre nemmeno una breccia nel muro di Berlino, dato che la ripartizione del rischio indica che l’Europa è più divisa in Stati che unita in una unità solidale; favorisce nei fatti l’acquisto di titoli di Stato tedeschi (la Bundesbank è il primo attore nella Bce e quindi la Germania avrebbe la possibilità di essere per quota parte il Paese di cui si acquistato più obbligazioni); e apre alla possibilità che siano acquistati anche titoli con rating speculativo, cioè con un voto delle agenzie di rating insufficiente, ma solo se i Paesi interessati si consegnano mani e piedi alle ricette della troika. La Grecia, tanto per fare un esempio, sarebbe in questa condizione. L’Italia ha un rating appena d’un soffio superiore a quello richiesto. E dire che lo stesso governatore Mario Draghi, quando era presidente del Financial Stability board, aveva chiaramente invitato gli operatori a non tenere conto esclusivamente dei valori attribuiti dalle agenzie di rating, considerata anche la prova fornita in occasione dello scoppio della crisi che ha investito il mondo.
In primo luogo i dati. La Bce ha deciso di lanciare un sostanzioso piano di quantitative easing, cioè di acquisto di titoli pubblici per un ammontare di 60 miliardi di euro al mese. Il programma partirà a marzo e proseguirà fino a settembre 2016 o fino a quando l'inflazione si riporterà a livelli ritenuti coerenti con gli obiettivi della Banca centrale europea, cioè il 2 per cento l’anno. Il piano prevede dunque acquisto di titoli per 1140 miliardi nell’arco di 19 mesi. La Bce acquisterà titoli di Stato con scadenze fra 2 e 20 anni e il programma ingloberà anche i piani già previsti di acquisto di Abs e covered bond.
Le Borse hanno festeggiato e l’euro si è indebolito. La quantità di moneta da diffondere nell’Eurozona è infatti importante e giustifica le attese di un effetto positivo. Ma il segnale di un passo in avanti verso la solidarietà europea non c’è stato. Tutti si aspettavano un compromesso a metà tra la condivisione totale dei rischi e l’idea della Bundesbank di far accollare il rischio dei titoli di Stato acquistati dalla Bce solo alle relative banche centrali nazionali (I Btp alla Banca d’Italia, i Bonos alla banca centrale spagnola e così via). Invece la Bce è andata ben oltre la metà del guado. Tanto che il governatore Mario Draghi è stato costretto a sdrammatizzare questo risultato, dicendosi stupito dell’importanza data dalla stampa al tema della condivisione del rischio. La decisione finale è stata chiara: le banche centrali di ciascun paese garantiranno per i titoli di Stato emessi dal proprio governo, fino ad un valore pari all’80 per cento dell’ammontare complessivo del programma di quantitative easing. Solo il 20 per cento delle somme sarà impiegato per acquisti il cui rischio sarà condiviso dalla Bce, cioè da tutti insieme: il 12 per cento riguarderà titoli emessi da istituzioni europee (quindi rischio già condiviso per forza); e l’8 per cento per l’acquisto di titoli dei singoli Stati dell’Eurozona.
Il segno che la posizione tedesca ha avuto un peso forte nelle decisioni finali lo si può riscontrare anche nella posizione presa in relazione alla possibilità che la Bce voglia acquistare anche titoli greci: «Non c'è alcuna eccezione per la Grecia», ha spiegato Draghi. C'è «una deroga», che consente di comprare titoli con rating speculativo, ma solo in presenza di un programma di assistenza della Troika. Cioè può scattare il meccanismo dell’Otm, che prevede di andare incontro a un singolo Paese, ma se si sottomette a un programma di risanamento finanziario. Come dire, nessun cedimento sulla linea dell’austerità nei confronti dei paesi in difficoltà.
La Bce potrà acquistare titoli di Stato per un importo massimo che non superi il 33 per cento del debito di ciascun Paese. Inoltre per ogni emissione non potrà acquistare più del 25 per cento dei titoli. Gli acquisti saranno effettuati in base alle quote che ogni banca centrale detiene nel capitale Bce. L’Italia detiene in particolare il 17 per cento della Banca centrale europea. Il primo attore della Bce resta però la Germania, ragione per la quale la Bce potrebbe trovarsi a comprare più di tutti titoli di Stato tedeschi, piuttosto che titoli di Paesi che ne avrebbero sicuramente maggior giovamento e che offrirebbero alla stessa Bce rendimenti più elevati.
Draghi ha spiegato che il consiglio della Bce è stato «unanime» sul fatto che il quantitative easing sia un vero strumento di politica monetaria e che possa essere utile, ma sulla necessità di lanciarlo «adesso» la decisione è stata presa solo a larga maggioranza.

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