
Il ministro dell'Economia e delle Finanze ha commissionato all'Ocse e al Fondo monetario internazionale un'analisi approfondita sul funzionamento delle agenzie fiscali in Italia. Il risultato? Dopo un lungo e certosino lavoro, martedì 19 luglio alla Camera è stato presentato il rapporto finale (in allegato insieme al testo della presentazione). Così abbiamo appreso che: a) l'Iva è l'imposta più evasa, qualcosa si è recuperato negli ultimi due anni, ma ben poco rispetto al fatto che l'evasione dell'Iva appare doppia rispetto alla media europea, abbattendo per questa via anche i valori sui quali si basano Irpef e Irpeg, perché ovviamente l'evasione dell'Iva fa apparire più basse le entrate delle imprese, dei lavoratori autonomi e dei professionisti. b) Delle somme accertate come evase spesso non si riesce ad intascare nemmeno un euro. c) Per funzionare bene le agenzie devono riconquistare la propria autonomia (da oltre un anno si ricordi che l'Agenzia delle entrate ha dovuto fare i conti con una generale degradazione dei dirigenti per via giudiziaria, un fatto che ha pregiudicato non poco la sua operatività) e l'azione del fisco dovrebbe avere un coordinamento unico mentre oggi è suddivisa da Agenzia delle entrate, Equitalia, Guardia di Fianza, Dipartimento delle finanze del ministero dell'Economia.
Peccato che per capire queste cose non ci voleva uno studio così autorevole. E nemmeno tanto tempo. Sono anni che si sa bene che l'Iva è l'imposta più evasa, che tra accertamento e riscossione c'è una grande differenza, che la macchina del fisco avrebbe bisogno di una registrata, ma senza intaccarne l'autonomia.
Basti qui ricordare lo studio del Nens, datato 2014 (in allegato le slides di presentazione con l’analisi di come viene evasa l’Iva e la spiegazione di alcune delle proposte per evitarla), che allora fu presentato al governo e poi accolto solo in piccola parte nelle diverse leggi di stabilità, nonostante l'accoglienza positiva a parole.
Il poco di evasione Iva che è stato recuperato lo si è ottenuto introducendo un paio delle diverse proposte lanciate allora dal centro studi fondato Da Pier Luigi Bersani e da Vincenzo Visco. Molto è rimasto da fare. Ma non si è fatto. Gli sforzi del ministero sono stati piuttosto indirizzati nella messa a punto dello scudo per i capitali investiti all'estero (e ora se ne sta studiando anche la reiterazione) e, grazie soprattutto alle iniziative del viceministro Enrico Zanetti, appena trasmigrato nel gruppo di Denis Verdini, nell’allargare qua e là le maglie del fisco, fino all’ultima proposta lanciata proprio in occasione dei risultati dell’analisi compiuta da Ocse e Fmi: rottamare i debiti con il fisco, un modo nuovo di chiamare il classico colpo di spugna.
Leave a comment