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Un altro stillicidio di dati in grigio. Più che in ripresa l'Italia sembra un malato in incerta convalescenza dopo la crisi degli anni passati

05/08/2016
Dopo ordinativi e fatturato in calo anche produzione industriale e commercio. Bce e Istat prevedono ancora una fase in grigio, se tutto va bene. In allegato i testi integrali del bollettino economico Bce, della nota congiunturale sulle prospettive dell'economia italiana e delle rilevazioni dell'Istat sulla produzione industriale e l'Indice Markit sulle vendite al dettaglio.

L'economia italiana stenta ad uscire dalla zona grigia. Lo conferma lo stillicidio di statistiche, di rilevazioni, di studi e di previsioni con prospettive non positive, che trovano continuamente nuova linfa nelle previsioni non ottimistiche sul futuro dell’economia europea e internazionale dopo il referendum in Gran Bretagna.

Al di là degli andamenti di borsa, che sono il frutto di forti ondate di speculazione più che di analisi puntuali, quel che emerge e che deve far riflettere è la persistente debolezza di una ripresa che all’inizio aveva prodotto l'illusione della fine del tunnel.

Oggi, sulla base dei dati, sì potrebbe dire che l'Italia sia non in ripresa, ma ancora ancora in convalescenza, dopo la più lunga e più dura crisi da molti decenni a questa parte.  

Per averne un'idea basta mettere in fila le ultime notizie, arrivate da diverse fonti: l’Istat (produzione industriale e nota sulla congiuntura di luglio, in allegato), la Banca centrale europea (bollettino economico, in allegato), Indice Markit sulle vendite al dettaglio (in allegato).

“La ripresa economica nell’area dell’euro sta proseguendo, sorretta dalla domanda interna, mentre la crescita delle esportazioni rimane modesta. In prospettiva, il recupero dell’economia dovrebbe procedere a un ritmo moderato” hanno scritto gli esperti della Bce nell’ultimo bollettino economico. “Al tempo stesso – hanno però aggiunto - gli andamenti sfavorevoli per la ripresa economica nell’area dell’euro includono l’esito del referendum nel Regno Unito e altre incertezze geopolitiche, le prospettive di crescita contenuta nei mercati emergenti, i necessari aggiustamenti dei bilanci in diversi settori e la lenta attuazione delle riforme strutturali. Su questo sfondo, i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso”.

Stesso discorso per quanto riguarda i prezzi al consumo. “L’inflazione complessiva nell’area dell’euro – hanno scritto i funzionari della Bce - si è mantenuta attorno allo zero negli ultimi mesi. Le misure dell’inflazione di fondo non hanno nell’insieme mostrato segni evidenti di una tendenza al rialzo, mentre le pressioni sui prezzi sono rimaste moderate. Le misure delle aspettative di inflazione a lungo termine ricavate dai dati di mercato sono diminuite ulteriormente e rimangono sostanzialmente inferiori a quelle basate sulle indagini”.

In un quadro internazionale ed europeo così poco ottimisti, nonostante gli sforzi della politica monetaria messa in campo dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, l’Italia si presenta in condizioni non proprio felici. “All’inizio del terzo trimestre, gli ultimi dati Markit PMI® hanno indicato un’altra forte flessione delle vendite al dettaglio in Italia. Tale contrazione ha inoltre influito sull’ulteriore calo occupazionale e sul ridimensionamento dei livelli di acquisto da parte dei dettaglianti. Nel frattempo, secondo alcune aziende campione, grazie a promozioni da parte dei fornitori, la pressione sui costi è stata abbastanza lieve. Il calo di luglio delle vendite al dettaglio è stato il settimo in altrettanti mesi”.

In calo anche la produzione industriale. L’Istat ha certificato che “a giugno 2016 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,4 per cento rispetto a maggio. Nella media del trimestre aprile-giugno 2016 la produzione ha registrato una flessione dello 0,4 per cento nei confronti del trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2016 l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1 per cento (i giorni lavorativi sono stati 21 come a giugno 2015)”.

Secondo quanto gli stessi esperti dell’Istat hanno spiegato nella nota congiunturale di luglio sulle prospettive dell’economia italiana, ”la fase di debolezza del comparto industriale è confermata anche dai dati del fatturato e degli ordinativi: in maggio i primi hanno segnato una flessione congiunturale dell’1,1 per cento, mentre i secondi del 2,8. In confronto al fatturato, il calo degli ordinativi è risultato più accentuato considerando la media marzo-maggio (rispettivamente -0,3 e -3,1 per cento, la variazione sul trimestre precedente)”.

Il risultato complessivo finale è dunque che “l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ricalcolato sulla base degli indicatori mensili più recenti, ha evidenziato un ulteriore calo, seppur di intensità più contenuta rispetto alle flessioni degli ultimi mesi”. Come dire: siamo ancora in piena zona grigia.

 

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