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Roberto Seghetti

Il flop della crescita inguaia Padoan: ora deve dire a Renzi che le promesse sono troppe rispetto alle risorse disponibili

Il Centro studi della Confindustria prevede per quest'anno una crescita dello 0,7 per cento; il Centro studi della Confcommercio lancia l'allarme sui consumi, finora il motore della miniripresa; la Banca d'Italia certifica l'ennesimo record del debito pubblico. E l'Ufficio parlamentare di bilancio ha rimandato indietro la prima bozza della nota di aggiornamento del Def. In allegato testi Confindustria, Confcommercio, Banca d'Italia

Rapporto Nens: due punti in più di Pil, meno deficit, meno debito e crescita dell'occupazione se Renzi avesse fatto una politica investimenti pubblici

Quindicesimo rapporto sulla finanza pubblica del Nens: almeno due punti in più di crescita del Prodotto interno lordo, con conseguente trascinamento dell’occupazione; un deficit pubblico inferiore al due per cento e un debito pubblico sceso al di sotto del 128 per cento. Sono questi i risultati che il governo Renzi avrebbe potuto raggiungere se non avesse sbagliato politica economica e se, invece di lanciarsi in un bonus dietro l’altro, avesse usato quelle stesse risorse e quelle di una vera lotta all’evasione fiscale in un programma di investimenti pubblici in infrastrutture, in messa in sicurezza del territorio, in adeguamento sismico, energetico e ambientale almeno degli edifici pubblici italiani, oltre che in una revisione dell’Irpef a favore dei ceti più deboli e degli assegni familiari. In allegato il Testo del Rapporto Nens

Visco: "La manovra? Se si ha la volontà politica di ridurre l'evasione, si può fare senza sacrifici. Ecco come sanare il bilancio e ridurre le tasse agli onesti"

Tre proposte operative che nel medio termine potrebbero rimettere a posto la finanza pubblica e rendere possibile uno strutturale abbattimento delle imposte per i contribuenti onesti: rendere efficace davvero la manovra fatta sulla trasmissione automatica dei dati contenuti nelle fatture Iva; applicare lo split payment anche ad altri settori, a cominciare dai professionisti, e intervenire sulle aliquote Iva riducendole a due, una al 5 per cento e l’altra da individuare nella fascia tra il 18,60 e il18,97 per cento, in modo da ridurre le possibilità di arbitraggio che oggi consentono agli evasori di evadere diversi miliardi di euro.

La ripresa dell'inflazione offre ai tedeschi il pretesto per riprendere la battaglia contro la Bce. E l'Italia rischia di non aver sfruttato abbastanza questa fase

Cresce dell'1,1 per cento l'inflazione nei Paesi dell'Eurozona. A dicembre +1,7 per cento in Germania e +0,5 in Italia (ma nella media del 2016 l'Italia è finita sotto zero per la prima volta dal 1959). "Prigionieri nella trappola del tasso" ha scritto il quotidiano Handeslblatt, giornale vicino alle imprese tedesche, secondo il quale la politica del tasso zero sta provocando una "contrazione sensibile" dei patrimoni dei contribuenti. L’opinione di Marc Tuengler, direttore generale di DSW, associazione per la tutela dei titoli, è chiara: "La distruzione del valore è drammatica: i cittadini federali accumulano oltre 5 mila miliardi di euro. Con un'inflazione dell'1 per cento, il patrimonio perde 50 miliardi di euro all'anno. All'1,5 per cento si tratta di una perdita di addirittura di 75 miliardi". Clemens Fuest, responsabile dell'istituto economico Ifo: "Se queste cifre saranno confermate per l'Eurozona nel suo complesso, la Bce dovrebbe concludere il suo programma di acquisto bond a marzo 2017". L'Italia non ha sfruttato come avrebbe potuto questa fase di basso costo del denaro per abbattere il debito. E rischia di ritrovarsi presto alle prese con il problema la assilla da decenni.

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